di Annalisa Palmieri
“L’istinto ha preservato la mia specie” è il titolo della mostra – promossa da Attiva Cultural Project – ospitata, fino al 13 marzo 2025, al secondo piano de La Santissima Community Hub di vico Trinità delle Monache, 1 a Napoli con ingresso dal Parco dei Quartieri Spagnoli.
Un lavoro a più voci, a cura di Martina Campese, Letizia Mari e Alberto Navilli, realizzato in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Verona e la Fonderia Artistica Guastini di Vicenza, frutto dell’incontro tra opere inedite di Luca Petti e la Collezione Fabio Frasca.
Tredici, per l’occasione, i “protagonisti” dell’allestimento accolto negli spazi dell’Ex Ospedale Militare partenopeo interessato da un importante progetto di rigenerazione urbana: sette sculture di Luca Petti “Endosimbionti”, in dialogo con sei lavori di artisti internazionali, che esplorano il fil rouge della mostra tra mutamenti e ibridazioni: l’americana Aria Dean (Los Angeles), presente con la scultura in ferro dal titolo Lupo (2023); Untitled (2021) dell’artista di Long Beach Bri Williams, che “cristallizza” un uccello; il video Struggle for life della bolognese Irene Fenara, che scorre in loop (2016, durata 19’ 52”); e, ancora, l’opera di Gaëlle Choisne, artista di Cherbourg, che propone un lavoro fra scultura e fotografia; Grant Mooney (Seattle) con un’opera tra scultura astratta e site-specific fondata sulle tecniche di lavorazione dei metalli, e Isadora Neves Marques (Lisbona), che firma un’installazione ambientale realizzata in fogli di lattice bianco e stampa digitale.
“Con il titolo endosimbionti – spiega Luca Petti – mi riferisco a specie vegetali che si legano a elementi provenienti dal regno animale, dove le caratteristiche predatorie e istintive, atte alla difesa e alla sopravvivenza, coesistono in un unico corpo. Quindi animali che vivono in altri animali, specie che vivono all’interno di altre specie, in una continua dialettica di mutuo beneficio”.
Le sue sculture riconducono, infatti, ad esseri atemporali, incroci di più specie che convivono e si difendono a vicenda: roccia, alluminio, bronzo, ferro, ceramica e ottone, incontrano elementi organici come corni di bue, denti di squalo, licheni, coralli, teschi. Ciò che caratterizza la pratica dell’artista è l’impiego della tecnica scultorea come promotrice di riflessioni sull’elemento vivente e sull’immaginazione di organismi che incrociano differenti ceppi animali e vegetali. Una condizione di ibridismo tra specie – scientificamente considerabile come endosimbiosi – che si elabora mediante una precisa strategia ostensiva e che registra corpi mutanti, residui di un tempo passato o viventi in un futuro distopico e post umano.
La mostra è visitabile dal martedì al venerdì (ore 14 – 18) sabato (ore 11 – 18) e domenica (ore 9 – 14). Lunedì chiuso. Mercoledì 13 marzo, ultimo giorno di apertura, rispetterà gli orari di visita 9 – 12.
Photo: Danilo Donzelli